giovedì 27 ottobre 2011

VENETO CITY, DEMOCRATICI ALL’ATTACCO: “PDL e LEGA FAVOREVOLI AL MEGA PROGETTO”

Rocco e Giacon: “ La Lega offende ed abbandona il piccolo commercio dei centri storici. L’arroganza della Casta contro i commercianti”. PADOVA 18 ottobre 2011 – “E pensare che la Lega aveva costruito la sua fortuna sui voti dei piccoli commercianti, una categoria che oggi ha deciso di abbandonare al proprio destino. - Ad accusare il Carroccio sono i consiglieri provinciali del Partito Democratico Fabio Rocco e Paolo Giacon. - Dobbiamo prendere atto che, con il sorprendente appoggio al mega progetto di Veneto City, la Lega scarica i piccoli commercianti dei centri storici e dei piccoli comuni per sposare una strategia di cementificazione del territorio e di promozione della grande distribuzione. Un divorzio che si preannuncia traumatico e doloroso. Non abbiamo ancora capito per quale motivo l’espressione “bottegari con la casa a Cortina ed una al mare” sia stata utilizzata, con tono dispregiativo, dagli esponenti della Lega Nord padovana, inimicandosi in questo modo un segmento elettorale tradizionalmente vicino alle posizioni leghiste. Evidentemente l’arrogante casta della Lega Nord colpisce ancora. Un accanimento nei confronti del settore del piccolo commercio, gia’ messo a dura prova dalla crisi economica che non ha alcuna giustificazione.”


Recentemente le associazioni di categoria padovane si sono mobilitate per lanciare una campagna contro la realizzazione di Veneto City un mega colosso direzionale e commerciale nei comuni di Dolo e Pianiga. I consiglieri del Partito Democratico Giacon e Rocco hanno immediatamente presentato una mozione che e’ stata discussa nella terza Commissione Consiliare. La mozione reca il titolo “No a Veneto City, la Provincia di Padova aderisca alla campagna lanciata dalle associazioni economiche, denunciando le gravi esternalita’ negative per il territorio padovano.”

Lega e Pdl hanno espresso una posizione contraria alla mozione, dando via libera di fatto al mega progetto fortemente voluto da Galan e dalle amministrazioni leghiste di Dolo e Pianiga. La principale giustificazione e’ stata quella che in fondo il progetto riguarda la provincia di Venezia e non quella di Padova. “Assurdo, inconcepibile ed irresponsabile! – tuonano Rocco e Giacon – Possibile che i colleghi della Lega Nord non si siano mai accorti che la provincia di Padova confina con quella di Vicenza? Come puo’ essere sfuggito questo piccolo particolare a politici leghisti di cosi grande esperienza ed astuzia politica? Il mega progetto di Veneto avra’ fortissime ripercussioni anche nel padovano per due motivi: da una parte sara’ creato un notevole appesantimento del traffico sull’asse Padova-Venezia, dall’altra la creazione di nuove superfici commerciali di grande distribuzione danneggeranno il piccolo commercio dei centri abitati, gia’ messi a dura prova dal proliferare di grandi superfici commerciali in entrambe le province. Se la Provincia di Padova vuole essere vera portavoce delle istanze del territorio deve votare un fermo no a veneto city, altrimenti sara’ corresponsabile della morte del piccolo commercio e della creazione di un progetto inutile e dannoso per il padovano”.

http://www.partitodemocraticopadova.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1585:veneto-city-democratici-allattacco-pdl-e-lega-favorevoli-al-mega-progetto&catid=51:rassegna-stampa&Itemid=77


giovedì 29 settembre 2011

Sfiducia a Romano, Berlusconi ordina la Lega obbedisce.

Respinta dalla Camera la mozione contro il ministro delle Politiche agricole. Soro: "Allontanare l'ombra della mafia dal Governo"

Con 294 voti a favore e 315 contro, la Camera ha respinto la mozione di sfiducia presentata dal Pd contro Saverio Romano, ministro delle politiche agricole, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Si è trattato di una seduta a tratti nervosa, di cui vale la pena di ricordare la dichiarazione di voto di Sebastiano Fogliato a nome della Lega: l'esponente del Carroccio ha infatti eluso di fatto l'argomento per cui i deputati sono stati chiamati ad esprimersi, preferendo elencare tutte le richieste del suo partito in materia di politiche agricole a...Romano stesso

Per Daniele Marantelli, deputato del Pd, nessuna sorpresa: 'In tre anni la Lega ha votato tutti i provvedimenti imposti da Berlusconi: lodo Alfano, legittimo impedimento, salvataggio di Cosentino, sostegno alla cricca della Protezione Civile. Rospi da ingoiare in cambio del federalismo. Invece le manovre del governo hanno strangolato comuni e regioni e fatto abortire il federalismo fiscale. Però, su ordine di Berlusconi, la Lega ha negato l'arresto di Marco Milanese stretto collaboratore di Tremonti. Però, su ordine di Berlusconi, oggi rinnova la fiducia al ministro dell'Agricoltura Saverio Romano, imputato per concorso esterno di associazione mafiosa. Colpisce in particolare che il ministro dell'Interno copra un ministro accusato di associazione mafiosa".
Per il Partito Democratico, Antonello Soro ha pronunciato la dichiarazione di voto che riportiamo integralmente:
"Il 13 luglio scorso la procura della Repubblica di Palermo ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio del Ministro Francesco Saverio Romano, imputato formalmente di concorso in associazione mafiosa. Oggi l'on Romano ci ha confermato che non intende dimettersi dalla carica di ministro. La sua argomentazione,re sa in quest'aula non ci ha convinto. Anzi,non vorrei apparire irriguardoso e insensibile per il suo comprensibile travaglio personale ..ma sinceramente penso che tutto il suo discorso andrebbe riservato ad un'altra assise.
Perché - vorrei dirlo subito - non abbiamo mai pensato di comminare al ministro Romano una pena anticipata: la questione aperta riguarda la compatibilità della sua carica attuale con la sua condizione di inquisito per reati di mafia, e,insieme,la caduta della sua autorevolezza alla luce dei fatti emersi. A quanti ricoprono le cariche più rilevanti dello Stato non è richiesto soltanto di rispettare le leggi: è richiesto di saper rappresentare nel modo migliore le istituzioni ed i valori che su essa si fondano.
A loro è assegnata la tutela del prestigio dello Stato di fronte ai cittadini. Questo assunto è dentro la nostra costituzione e prima ancora nella coscienza civile degli italiani. Esattamente come accade in tutte le democrazie del mondo. Potrei fare un lungo elenco di personalità politiche e di governo che in ogni angolo del mondo hanno rassegnato le dimissioni per ragioni assai più banali. Ricorderò che in questa legislatura i ministri Scajola e Brancher, il sottosegretario Cosentino, ancorché con fatica,hanno rassegato le dimissioni dall'incarico di governo.
Non è infatti nostro compito e non è nostro obiettivo emettere sentenze, bensì è nostro dovere difendere il prestigio delle istituzioni che rappresentiamo. La nostra richiesta di dimissioni del ministro Romano non rappresenta un atto di accusa. Noi chiediamo al Governo, al Parlamento, ai colleghi di maggioranza e di opposizione di fare una scelta di responsabilità e di autotutela.
Chiediamo di fare una scelta che rispetti il prestigio e la dignità delle istituzioni di questo Paese, agli occhi degli italiani e di quella vasta platea di osservatori che in ogni angolo del pianeta seguono con interesse e crescente disappunto il declino del nostro paese.Per il cittadino Romano vale quello che vale per chiunque: si è innocenti fino a prova contraria. Anche in questo caso la giustizia farà il suo corso e saprà valutare bene le accuse che ci sono in ballo :ma l'on Romano non è un semplice cittadino, è un rappresentante del Governo italiano.
In questa posizione ha una responsabilità che gli impone di non fare ricadere le gravi accuse nei suoi confronti sull'immagine del Governo italiano e tantomeno sull'immagine dell'intero Paese Chi crede nell'autonomia della politica, chi richiede che altri poteri non debbano svolgere un ruolo di supplenza (e noi siamo fra questi) ha il dovere di tenere alto e limpido il profilo delle istituzioni Noi,che non abbiamo mai condiviso le distorsioni giustizialiste né fatto concessioni alle pulsioni massimaliste presenti nelle visceri del paese,coltiviamo un'idea alta della giustizia nella convinzione che il diritto debba essere permeato da valori.
Noi crediamo che debbano esservi ancora battaglie parlamentari in cui vi sia modo di richiamare i principi di legalità e di trasparenza, per ricordare il ruolo che hanno le classi dirigenti, che trasmettono, con i loro comportamenti e le loro parole, al Paese che guidano. Noi pensiamo che il ministro faccia bene a difendersi.
L'accertamento delle responsabilità penali sarà compito della magistratura, e non dal Parlamento perché noi crediamo sempre nella divisione e nella distinzione dei poteri. Ma la politica non può attendere l'accertamento delle responsabilità penali. In qualsiasi Paese normale, in un caso così, un uomo politico si dimette. Questo non avviene in Italia perché si è progressiva mente smarrito il senso del rigore e il rispetto dell'etica pubblica che una classe dirigente deve avere. Io penso che l'idea della giustizia sia sempre inseparabile dalla fiducia. Non la fiducia raccolta in quest'aula attraverso uno Scilipoti in più ..ma quella più esigente di una comunità di cittadini che devono rispettare le regole che questo parlamento scrive,di una comunità di italiani che ogni giorno nella loro vita incontrano lo Stato con le sue leggi e con le sue imposizioni Senza fiducia nello stato e nelle sue istituzioni,resta l'anarchia.
Questa fiducia non si acquista per chiamata nominale.
Neppure si ottiene con le sole dichiarazioni. La fiducia si conquista con la coerenza dei comportamenti,in un paragone esigente tra quello che si dice, i modelli che si invocano e le scelte,anche individuali,che noi ogni giorno mettiamo in essere. Per queste ragioni oggi ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso da parte dei gruppi della maggioranza e particolarmente da parte della lega. Nei primi anni Novanta la Lega in quest'aula esibiva il cappio come simbolo della sua idea di legalità: io appartengo allo schieramento di quelli che non hanno mai apprezzato quelle esibizioni e quell'idea della politica. Ma è difficile non registrare il cambiamento.
Non sappiamo quale sia la natura del legame che rende inossidabile l'alleanza dei rappresentanti romani della lega con il presidente del consiglio,che porta i parlamentari di quel partito a votare in palese contrasto con gli elementari principi della legalità,del comune senso della moralità repubblicana,del comune sentimento degli italiani onesti,quelli che non si turano il naso. Ma è certo che in questi mesi la lega si è progressivamente allontanata dal suo profilo originario...e oggi si schiera con un inquisito per mafia. In questi giorni alcuni autorevoli osservatori hanno affacciato il sospetto di uno scambio tra il ministro Romano e la Lega riferito al commissariamento dell'Agea, l'agenzia che governa i fondi europei per l'agricoltura, l'ente che dovrebbe far pagare le multe relative alle quote latte.
Non sappiamo se questa congettura sia vera ma,riconoscerete,che è almeno verosimile. Una domanda al ministro dell'interno,un ministro che ha il compito istituzionale di combattere più di ogni altro la mafia e al quale in più di un'occasione abbiamo dato atto di aver fatto il suo dovere. Il ministro dell'interno,in forza della legge,su segnalazione di un prefetto,può sciogliere un consiglio comunale nella presunzione di inquinamento mafioso:Maroni ha esercitato questo potere in più occasioni:in quest'aula ne ha legittimamente menato vanto.
Così è accaduto che diversi consiglieri comunali,non indagati da un magistrato,siano stati privati del loro mandato perché nel consiglio c'era un collega in odore di mafia. Come può lo stesso ministro non cogliere il problema quando in discussione c'è la reputazione,il prestigio non di un consigliere comunale ma un ministro della Repubblica?
Non ci illudiamo che l'onorevole Maroni voglia rispondere a questa domanda ma avremmo apprezzato se in questa circostanza,in questa brutta storia avesse evitato di presentarsi ai media come il portavoce del suo partito. L'on Romano in questi giorni ha ripetuto più volte che la sfiducia nei suoi confronti nasconde il tentativo di sfiduciare il presidente del consiglio.
Noi abbiamo tanti motivi - non è un mistero -per chiedere le dimissioni del governo...e dell'uomo che più a lungo di chiunque altro ha guidato l'Italia,che più a lungo di qualunque altro italiano ha avuto il privilegio di misurarsi con la sfida di governo, che in questi lunghi anni ha preferito coltivare i suoi interessi piuttosto che quelli della comunità nazionale,che ha tradito il suo manifesto liberale, che non ha fatto una sola riforma dello stato e dell'economia degna di quel nome,che ha portato l'Italia sempre più in dietro nella competizione globale, che ha reso più poveri milioni di cittadini,che ha aumentato le tasse oltre ogni limite precedente,cha tradito e svuotato la delega per la riforma del federalismo fiscale,che ha dissipato il credito che il nostro paese aveva guadagnato presso le cancellerie di tutto il mondo.
No, davvero non abbiamo bisogno di pretesti per chiedere le dimissioni di Berlusconi. Ma oggi noi chiediamo un'altra cosa,specifica:chiediamo di allontanare l'ombra cupa e minacciosa della mafia dal governo della nostra repubblica..per questo i deputati Pd voteranno la sfiducia individuale per il ministro Romano".

giovedì 8 settembre 2011

Raccolta firme Referendum contro il “Porcellum”,

ll Circolo del Partito Democratico di Solesino promuove la raccolta firme per il Referendum abrogativo contro il “Porcellum”, l’attuale legge elettorale che impedisce la nomina diretta da parte dei cittadini dei propri parlamentari.
Per firmare, i cittadini di Solesino possono recarsi presso l’Ufficio anagrafe del Comune di Solesino dove sono stati consegnati i moduli di raccolta. Aperto tutte le mattine dalle ore 9.00 alle 13.00, dal lunedì al sabato, e il giovedì anche dalle 15.00 alle 18.00.

Contribuite a migliorare dal basso la qualità della democrazia italiana.

Per ulteriori informazioni potete contattare il coordinatore del Circolo PD di Solesino.

Le firme verranno raccolte entro il 18 settembre.


venerdì 29 aprile 2011

FUGA DAI REFERENDUM

Ogni giorno ha la sua pena istituzionale. Davvero preoccupante è l'ultima trovata del governo: la fuga dai referendum. Mercoledì si è voluto cancellare quello sul nucleare. Ora si vuole fare lo stesso con i due quesiti che riguardano la privatizzazione dell'acqua. Le torsioni dell'ordinamento giuridico non finiscono mai, ed hanno sempre la stessa origine. È del tutto evidente la finalità strumentale dell'emendamento approvato dal Senato con il quale si vuole far cadere il referendum sul nucleare.
Timoroso dell'"effetto Fukushima", che avrebbe indotto al voto un numero di cittadini sufficiente per raggiungere il quorum, il governo ha fatto approvare una modifica legislativa per azzerare quel referendum nella speranza che a questo punto non vi sarebbe stato il quorum per il temutissimo referendum sul legittimo impedimento e per gli scomodi referendum sull'acqua. Una volta di più si è usata disinvoltamente la legge per mettere il presidente del Consiglio al riparo dai rischi della democrazia.
Una ennesima contraddizione, un segno ulteriore dell'irrompere continuo della logica ad personam. L'uomo che ogni giorno invoca l'investitura popolare, come fonte di una sua indiscutibile legittimazione, fugge di fronte ad un voto dei cittadini.
Ma, fatta questa mossa, evidentemente gli strateghi della decostituzionalizzazione permanente devono essersi resi conto che i referendum sull'acqua hanno una autonoma e forte capacità di mobilitazione. Fanno appello a un dato di vita materiale, individuano bisogni, evocano il grande tema dei beni comuni, hanno già avuto un consenso senza precedenti nella storia della Repubblica, visto che quelle due richieste di referendum sono state firmate da 2 milioni di cittadini, senza alcun sostegno di grandi organizzazioni, senza visibilità nel sistema dei media. Pur in assenza del referendum sul nucleare, si devono esser detti i solerti curatori del benessere del presidente del Consiglio, rimane il rischio che il tema dell'acqua porti comunque i cittadini alle urne, renda possibile il raggiungimento del quorum e, quindi, trascini al successo anche il referendum sul legittimo impedimento. Per correre questo rischio? Via, allora, al bis dell'abrogazione, anche se così si fa sempre più sfacciata la manipolazione di un istituto chiave della nostra democrazia.

Caduti i referendum sul nucleare e sull'acqua, con le loro immediate visibili motivazioni, e ridotta la consultazione solo a quello sul legittimo impedimento, si spera che diminuisca la spinta al voto e Berlusconi sia salvo.
Quest'ultimo espediente ci dice quale prezzo si stia pagando per la salvezza di una persona. Travolto in più di un caso il fondamentale principio di eguaglianza, ora si vogliono espropriare i cittadini di un essenziale strumento di controllo, della loro funzione di "legislatore negativo".

L'aggressione alle istituzioni prosegue inarrestabile. Ridotto il Parlamento a ruolo di passacarte dei provvedimenti del governo, sotto tiro il Presidente della Repubblica, vilipesa la Corte costituzionale, ora è il turno del referendum. Forse la traballante maggioranza ha un timore e una motivazione che va oltre la stessa obbligata difesa di Berlusconi. Può darsi che qualcuno abbia memoria del 1974, di quel voto sul referendum sul divorzio che mise in discussione equilibri politici che sembravano solidissimi. E allora la maggioranza vuole blindarsi contro questo ulteriore rischio, contro la possibilità che i cittadini, prendendo direttamente la parola, sconfessino il governo e accelerino la dissoluzione della maggioranza.
È resistibile questa strategia? In attesa di conoscere i dettagli tecnici riguardanti i quesiti referendari sull'acqua è bene tornare per un momento sull'emendamento con il quale si è voluto cancellare il referendum sul nucleare. Questo è congegnato nel modo seguente: le parti dell'emendamento che prevedono l'abrogazione delle norme oggetto del quesito referendario, sono incastonate tra due commi con i quali il governo si riserva di tornare sulla questione, una volta acquisite "nuove evidenze scientifiche mediante il supporto dell'agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea". E lo farà entro dodici mesi adottando una "Strategia energetica nazionale", per la quale furbescamente non si nomina, ma neppure si esclude, il ricorso al nucleare. Si è giustamente ricordato che, fin dal 1978, la Corte costituzionale ha detto con chiarezza che, modificando le norme sottoposte a referendum, al Parlamento non è permesso di frustrare "gli intendimenti dei promotori e dei sottoscrittori delle richieste di referendum" e che il referendum non si tiene solo se sono stati del tutto abbandonati "i principi ispiratori della complessiva disciplina preesistente". Si può ragionevolmente dubitare che, vista la formulazione dell'emendamento sul nucleare, questo sia avvenuto. E questo precedente induce ad essere sospettosi sulla soluzione che sarà adottata per l'acqua. Di questo dovrà occuparsi l'ufficio centrale del referendum che, qualora accerti quella che sembra essere una vera frode del legislatore, trasferirà il referendum sulle nuove norme. La partita, dunque, non è chiusa.
Da questa vicenda può essere tratta una non indifferente morale politica. Alcuni esponenti dell'opposizione avrebbero dovuto manifestare maggiore sobrietà in occasione dell'approvazione dell'emendamento sul nucleare, senza abbandonarsi a grida di vittoria che assomigliano assai a un respiro di sollievo per essere stati liberati dall'obbligo di parlar chiaro su un tema così impegnativo e davvero determinante per il futuro dell'umanità.
Dubito che questa sarebbe la reazione dei promotori del referendum sull'acqua qualora si seguisse la stessa strada. Ma proprio l'aggressione al referendum e ai diritti dei cittadini promotori e votanti, la spregiudicata manipolazione degli istituti costituzionali fanno nascere per l'opposizione un vero e proprio obbligo. Agire attivamente, mobilitarsi perché il quorum sia raggiunto, si voti su uno, due, tre o quattro quesiti. Si tratta di difendere il diritto dei cittadini a far sentire la loro voce, quale che sia l'opinione di ciascuno. Altrimenti, dovremo malinconicamente registrare l'ennesimo scarto tra parole e comportamenti, che certo non ha giovato alla credibilità delle istituzioni.
(STEFANO RODOTÀ. La Repubblica, 22 aprile 2011)

mercoledì 6 aprile 2011

Processo breve, PD: ostruzionismo ad oltranza

Dopo il voto sul conflitto di attribuzione, la maggioranza vuol far passare il processo breve e la prescrizione breve per gli incensurati. Franceschini attacca: “Non esiteremo a utilizzare ogni virgola del regolamento per impedire l'approvazione di questa legge”. Bersani: “La Lega non prenda a pretesto l'approvazione del federalismo per giustificare il fatto che tiene in piedi Berlusconi. La prescrizione breve lascerà senza processo un sacco di delinquenti anche se incensurati”.
Il Partito democratico non rinuncia alla sua battaglia per fermare, alla Camera, l'esame del ddl sul processo breve. Al termine della riunione capigruppo alla Camera, il presidente dei deputati PD, Dario Franceschini ha spiegato che il PD serrerà i ranghi e terrà il fiato sul collo alla maggioranza garantendo il massimo impegno in vista delle prossime ore di lavoro parlamentare.
"L'accelerazione dei lavori sarebbe un vero e proprio blitz", ha detto Franceschini. "Ventre a terra", è la parola d'ordine dei Democratici.
"Fino a che ci sarà il tentativo di calpestare le regole e il buon senso – ha dichiarato Franceschini - cercando di far approvare ciò che non è una priorità per il Paese, non esiteremo a utilizzare ogni virgola del regolamento per impedire l'approvazione di questa legge. Pdl e Lega, aggiunge il capogruppo Pd, "stanno devastando il calendario dei lavori per far passare le leggi care a Berlusconi. Chiederemo la seduta notturna e staremo qui a fare la nostra parte fino in fondo". Non è possibile, conclude Franceschini, "vedere ministri e sottosegretari che stanno qui in aula, a dimostrazione di come sono tutti ubbidienti ai desiderata del capo".
Anche il segretario del PD, Pier Luigi Bersani ha lanciato un chiaro messaggio per il Carroccio: "La Lega non prenda a pretesto l'approvazione del federalismo per giustificare il fatto che tiene in piedi Berlusconi. Non c'è bisogno di Berlusconi per fare il federalismo. La Lega si preoccupi piuttosto di quello che sta votando: la prescrizione breve lascerà senza processo un sacco di delinquenti anche se incensurati, li lascerà liberi solo per difendere Berlusconi. Lo scriveremo sui manifesti che la Lega porta la responsabilità di tutto questo".


mercoledì 23 marzo 2011

Nucleare, Stella Bianchi (segreteria nazionale PD responsabile ambiente): "Moratoria non basta, governo ritiri decreto"

“Più che la doverosa pausa di riflessione sul nucleare, con la moratoria annunciata il governo sembra voler prendere tempo per salvare se stesso, spinto questa volta dalla preoccupazione che i cittadini possano far sentire la propria voce nel referendum del 12 giugno. Chiediamo di nuovo chiarezza e trasparenza nell'azione del governo: se davvero non è solo propaganda, allora l'esecutivo ritiri i provvedimenti che sono ancora in esame sui criteri per la localizzazione dei siti. Quello che serve al paese non è un disegno sbagliato di ritorno al nucleare né vuote parole di rassicurazione, ma piuttosto un piano energetico nazionale che ancora manca, una strategia per il futuro che metta al primo posto efficienza energetica e rinnovabili con l'impegno alla ricerca e alla salvaguardia dell'ambiente come oggi il presidente della Repubblica Napolitano ha sottolineato con la saggezza e la lungimiranza che tutti gli italiani gli riconoscono”.


(22 marzo 2011 - Dichiarazione di Stella Bianchi, segreteria nazionale PD responsabile ambiente)

lunedì 7 marzo 2011

IL MONDO DEL LAVORO E DEI LAVORATORI, esperienze, analisi e proposte per uscire dalla crisi



   PROGRAMMA del CONVEGNO  



mercoledì 2 marzo 2011

Approvazione Finaziaria Regionale e Bilancio 2011

“Questo bilancio paga un doppio scotto: da un lato l’incapacità del governo regionale di mantenere una quota di risorse per fare gli investimenti e puntare al rilancio economico del Veneto. Dall’altro la rinuncia di Zaia nell’aprire un duro contenzioso con Roma quando, nello scorso giugno, sono stati imposti dolorosi tagli dal governo nazionale”.


Questo il giudizio della capogruppo del PD in Consiglio regionale, Laura Puppato, in occasione dell’approvazione della Finanziaria e del Bilancio regionale 2011.

“Di positivo c’è sicuramente il fatto che assieme, maggioranza ed opposizione hanno messo a fuoco alcune priorità, soprattutto per quanto riguarda il sociale e le garanzie date ai disabili, ai non-autosufficienti e ai servizi sul territorio. Così come ci sono state alcune modifiche positive, ottenute grazie ai nostri emendamenti – ha detto Puppato citando una serie di richieste del PD che sono state accolte nel maxi-emendamento di Giunta (vedi tabella allegata) e dal valore complessivo di oltre 87 milioni di euro - ovvero il finanziamento della legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese e le risorse date al tutore dei minori che non aveva a disposizione nemmeno un euro”.

La capogruppo democratica ha quindi puntato l’indice sulle lacune del bilancio e sulla “ristrettezza di stanziamenti per la scuola pubblica, il mondo del lavoro e la cultura, che sono decisamente in sofferenza, e per le materne parificate alle quali non basterà concedere la stessa quota del 2010. E’ necessario coprire le insufficienze del governo nazionale, soprattutto sul fronte dei trasporti pubblici, un ambito su cui dovremo dedicarci nuovamente e a breve perché non possiamo permetterci di essere, assieme al Molise, l’unica Regione d’Italia che ha tagliato oltre il 10% di risorse”.

Laura Puppato ha infine evidenziato due obiettivi che dovranno essere raggiunti nei prossimi mesi dalla Regione: “è necessario in primo luogo che questa istituzione faccia quanto è nelle sue competenze. Vale a dire programmare e pianificare tutta una serie di settori, da quello energetico alla questione rifiuti, dal piano cave fino a quello socio-sanitario. Accanto a ciò bisogna che la Regione metta in campo un sistema di controlli maggiori sulle società partecipate e che si proceda con l’eliminazione di doppioni e di sprechi. Questo – ha concluso - è il lavoro da fare insieme nell’immediato futuro: con la stesse capacità, intelligenza ed onestà che alla fine, pur tra mille lacune, sono comunque emerse in questo bilancio”.

EMENDAMENTI al PDL 135 BILANCIO 2001 ACCOLTI NEL MAXIEMENDAMENTO DELLA GIUNTA REGIONALE

martedì 15 febbraio 2011

Tesseramento 2011

E' partito il tesseramento 2011 al Partito Democratico.

C'è molto da fare per costruire l'alternativa e per dare un radicamento popolare al nostro partito.
Dobbiamo dare il nostro contributo per un'Italia migliore. Per riuscirci, dobbiamo rendere percepibile la nostra identità, avere un partito che funzioni, che operi attraverso una partecipazione vera e produca il rinnovamento, traendolo dalle tante esperienze maturate nel territorio.
Per questo chiediamo a tutti i simpatizzanti  di fare la propria parte iscrivendosi al Partito Democratico.

Per avere maggiori informazioni sul tesseramento non esitare a contattarci.


150° Unità – “Patrioti ieri, democratici oggi”: al via le iniziative del Partito Democratico

Dal 15 al 25 febbraio, tappe in tutto il Veneto per ripercorrere 150 anni di storia dell’unità d’Italia.


A Cornuda il ricordo della storica battaglia, a Venezia il convegno sul federalismo democratico e la lettura pubblica della Costituzione.
“Patrioti ieri, democratici oggi - 150 anni di Unità d’Italia nel Veneto”: prende il via martedì 15 febbraio il programma regionale di iniziative promosso dal Partito Democratico Veneto per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. “Un percorso a tappe – spiega Tiziana Agostini, coordinatrice del progetto – nella storia delle lotte per la libertà e la costruzione della Nazione attraverso le voci e le parole dei protagonisti”: ogni evento ricorderà in un luogo simbolico un passaggio chiave della storia nazionale.

Il 15 febbraio la battaglia di Cornuda, il 18 febbraio a Belluno un evento dedicato a Garibaldi, il 22 febbraio l’omaggio a Giacomo Matteotti a Rovigo, il 23 febbraio la rievocazione dell’appello agli studenti di Concetto Marchesi, a Padova, il 25 febbraio, per le conclusioni, il convegno a Venezia sul federalismo democratico e la lettura pubblica della Costituzione al Ponte di Calatrava.

“La storia nazionale – commenta Rosanna Filippin, segretario regionale del Pd – dovrebbe diventare un patrimonio condiviso. Ancora oggi, invece, la celebrazione dei 150 anni di unità nazionale è l’oggetto di una disputa politica di parte e strumentale. Noi abbiamo voluto fortemente questa iniziativa perché in alcune pagine del passato ci sono insegnamenti più che mai validi per il futuro del paese. In questo senso il nostro è un omaggio tutto meno che retorico e formale alle pagine migliori della storia nazionale”.

Programma completo delle iniziative.

lunedì 7 febbraio 2011

Bilancio 2011 della Regione Veneto: presentata la contro-manovra del Partito Democratico

Sarà all’insegna della responsabilità la contromanovra contenuta negli emendamenti al bilancio di previsione 2011 della Regione e alla relativa legge finanziaria che il Partito Democratico presenterà ufficialmente nei prossimi giorni. Questa proposta alternativa a quella della Giunta che giudichiamo del tutto insufficiente. Lo ha annunciato la capogruppo Laura Puppato illustrando a palazzo Ferro-Fini, assieme a tutti i consiglieri del Pd, il “pacchetto” degli emendamenti alcuni dei quali – ha precisato – sono condivisi anche di gruppi di Italia dei Valori e della Federazione della Sinistra Veneta.

Le cinque priorità da finanziare con il bilancio 2011 della Regione Veneto –  sono la difesa idraulica, il trasporto pubblico locale, i servizi per i non autosufficienti, il lavoro e le imprese artigiane, la scuola e il diritto allo studio.

1) Difesa idraulica. Dopo l’alluvione del novembre 2010 il Veneto, secondo il Pd, ha l’urgente necessità di realizzare di espansione, canali scolmatori, laminazione degli argini, ripermeabilizzazione dei suoli, rinaturalizzazione degli alvei fluviali e tutte le opere necessarie al fine di minimizzare il rischio idrogeologico. Per il 2011 il PD ritiene, quindi, che sia possibile garantire le risorse utilizzando i 100 milioni per la spesa di investimento che la Giunta vorrebbe destinare a nuove infrastrutture per la mobilità. In realtà sono già iscritti a bilancio, e vincolati alla mobilità, residui per complessivi 210 milioni che la Giunta impiegherà anni a spendere.

2) Trasporto pubblico locale. Per i servizi minimi automobilistici e lagunari e per i servizi ferroviari integrativi il PD chiede un ulteriore finanziamento regionale di 30 milioni di euro, che andrebbe ad aggiungersi alle risorse statali previste dall’accordo tra governo e Regioni.

3) Non autosufficienza. Il PD chiede un deciso “cambio di rotta”. Si propone di destinare 50 milioni di euro in più rispetto a quanto indicato dalla Giunta al fondo regionale, ipotizzando di utilizzare a questo scopo una parte delle risorse per la sanità che sono attese da Roma. I democratici propongono quindi, per gli anziani non-autosufficienti, che a decorrere dal 1° gennaio 2011 la quota di rilievo sanitario nei servizi residenziali sia incrementata del 2,5% rispetto all’anno 2010. Sempre a decorrere dal 1° gennaio 2011 i servizi residenziali non possono richiedere alcun deposito cauzionale al momento dell’accoglienza nel servizio medesimo.

4) Crisi economica: sostegno al reddito dei lavoratori e alle imprese artigiane. La richiesta contenuta negli emendamenti del Pd è quella di garantire anche per l’esercizio 2011 il fondo straordinario a sostegno dei lavoratori colpiti dalla crisi. Si tratta di uno stanziamento complessivo pari a 15 milioni di euro. Inoltre, per le imprese artigiane, il PD chiede che vengano destinati 10 milioni allo scopo di incrementare i confidi.

5) Scuola e diritto allo studio. Il Pd propone lo stanziamento di un contributo straordinario di 10 milioni alle Università del Veneto per garantire il diritto allo studio e consentire l’erogazione delle borse di studio a tutti gli studenti universitari in possesso dei requisiti previsti. Per quanto riguarda l’istruzione scolastica, alla voce ‘funzioni della Regione per la programmazione, la promozione e il sostegno’ viene chiesto un aumento di risorse rispetto a quelle previste dalla Giunta, di 1,4 milioni. Altre richieste che verranno avanzate dalla manovra emendativi del gruppo Pd riguardano i sevizi sociali (20 milioni); i disabili (almeno 20 milioni di euro finalizzati alla realizzazione dei piani individuali per la vita indipendente e alla rivisitazione delle rette giornaliere dei Ceod; l’infanzia. (Da un lato un contributo straordinario di 6 milioni per realizzare asili nido, nidi integrati, centri infanzia, nidi di famiglia, nidi aziendali, micronidi e accoglienza domiciliare all’infanzia. Dall’altro uno stanziamento di 10 milioni di euro per sostenere il sistema delle scuole dell’infanzia paritarie e per il contenimento dei costi delle rette a carico delle famiglie; sostegno agli affitti (Per il sostegno all’accesso delle abitazioni in locazione viene proposto un aumento di risorse pari a 10 milioni di euro). “Siamo consapevoli delle note difficoltà finanziarie e dei tagli che da queste derivano – hanno precisato gli esponenti del gruppo Pd in Consiglio regionale – ma crediamo che la Giunta possa attingere da una parte ai finanziamenti provenienti dall’Unione Europea e dallo Stato.
Si parla di almeno 25 milioni per i danni dell’alluvione da Bruxelles mentre da Roma sono in arrivo, probabilmente ad aprile, almeno 100 milioni (che forse sono il doppio) per la Sanità e 36 milioni per il trasporto pubblico locale. Accanto a queste fonti ci sono quasi 16 milioni di euro che la Regione Veneto può recuperare risparmiando sui fondi destinati a: consulenze estranee all’amministrazione regionale (130.000 euro); spese per l’attività di informazione della Giunta regionale (600 mila euro); indennità di trasferta e rimborso spese per i membri della Giunta (300 mila euro); celebrazioni pubbliche, solennità civili e religiose, mostre, rassegne, esposizioni ecc.(un milione di euro); sistema informativo regionale (11 milioni di euro); studi, indagini, ricerche (248 mila euro); attività editoriali (365 mila euro); promozione e valorizzazione dell’identità veneta (800 mila euro); celebrazione di eventi storici e personalità venete di prestigio (600 mila euro); sviluppo del marketing territoriale (200 mila euro).


(Laura Puppato - Venezia, 2 febbraio 2011)

lunedì 31 gennaio 2011

Contro i tagli di bassa Lega – Partito Democratico Veneto in piazza a Padova il 5 febbraio

"In piazza contro i tagli di bassa lega. Perché mentre la politica sembra ridotta tutta a una questione di tette e culi, governo e regione decidono con scelte sbagliate il presente e il futuro dei cittadini e del territorio”. Lo ha dichiarato Rosanna Filippin, segretario regionale del Pd, alla conferenza stampa svoltasi questa mattina a Padova per illustrare i contenuti della manifestazione promossa per il prossimo 5 febbraio a Padova (in piazzetta Pedrocchi alle 14.30).
“Il governo di Bossi e Berlusconi – spiega la Filippin – ha tolto 358 milioni di euro al Veneto. E Zaia scarica questi tagli sui Comuni. Altro che federalismo, il Veneto paga due volte. Il 5 febbraio inizia un percorso. Che proseguirà per tutto il mese di febbraio, unitamente alla raccolta di firme per chiedere le dimissioni di Berlusconi. È nell’interesse del paese che il Cavaliere si dedichi del tutto alla sua vita privata”.

“Mentre Berlusconi chiamerà a raccolta le sue truppe, il 13 febbraio, noi - ha aggiunto Laura Puppato – vogliamo informare i veneti su quello che sta succedendo al futuro dei loro diritti e dei servizi essenziali. Vogliamo denunciare il modo in cui Zaia ha subito in silenzio i tagli del Governo nazionale. I pesantissimi tagli imposti dal bilancio regionale non sono provocati solo dalla manovra del governo e da un patto di stabilità iniquo che penalizza le amministrazioni locali più virtuose”.
“Ci sono infatti gravi responsabilità della classe dirigente regionale: basti guardare al deficit che la metà delle società partecipate ha accumulato in questi anni, come ha dichiarato la Corte dei conti. Presenteremo la nostra contro-manovra e proporremo soluzioni che, al contrario di quanto vuole fare la Giunta regionale, non priveranno di risorse chi ha più bisogno e non terranno in vita società in passivo e forme di clientela. Con molta probabilità nei prossimi giorni arriveranno in Veneto nuove risorse per la spesa sanitaria e la tutela del territorio. Non pensi il centrodestra di poter utilizzare questi fondi fuori dalla stretta competenza cui sono destinati”.

“Se non vengono approvati gli emendamenti del Pd – ha aggiunto il Senatore Marco Stradiottoanziché dire “padroni a casa nostra” si potrà dire “commissariati a casa nostra”. Al posto dei sindaci si potrà mettere un computer, perché tutto resterà deciso a Roma, senza nessuna vera autonomia e responsabilità per gli enti locali”. La parziale soddisfazione espressa dall’Anci?: “Se ad un assetato offri una goccia d’acqua a lui farà piacere, ma quello proposto dal Governo, per giunta senza modifiche al Patto di Stabilità, non c’entra nulla col vero federalismo. Del principio per cui l’elettore giudica chi amministra in base al rapporto tra tasse e servizi, “pago vedo voto” non c’è traccia”.


http://www.partitodemocraticoveneto.org/

martedì 4 gennaio 2011

Caterpillar Radio 2: Intervista a Walter Barin

Padova, calendario della Provincia troppo leghista e i comuni lo restituiscono

Contestata l'iniziativa della Provincia che indica la Festa della mamma e quella dei veneti, ma non sottolinea 25 Aprile e Primo Maggio

SOLESINO. Una Befana un po'... smemorata. E' secondo il Comune di Solesino la protagonista del calendario 2011, stampato a cura della Provincia di Padova in 50.000 copie, da distribuire ai bambini di tutto il territorio padovano. Simpatico e colorato, ma con alcune «stranezze» che balzano all'occhio. Sono citati la Festa del papà, della mamma e dei nonni, il Martedì grasso, l'inizio della primavera, la Festa del popolo veneto (25 marzo). Mancano però due ricorrenze non proprio irrilevanti: 25 aprile e 1 maggio (ma c'è il 2 giugno). E il Comune di Solesino si indigna.

«Abbiamo voluto attingere dalla lingua veneta parole e modi di dire» sostengono l'assessore alla Cultura e Identità veneta, Leandro Comacchio e il presidente della Provincia di Padova, Barbara Degani, nella presentazione dell'iniziativa «per non dimenticare le nostre origini e per trasmettere a voi più piccoli le tradizioni antiche che ci caratterizzano da anni».

«Peccato che tra le varie ricorrenze - fa notare l'amministrazione comunale di Solesino - si evidenzi anche la 3ª edizione della Festa del popolo veneto, che non ci sembra trovar spazio fra quelle tradizioni venete antiche di cui si diceva nell'introduzione. Ma proseguendo ci accorgiamo che il 25 Aprile Festa della liberazione per noi italiani, viene citato come Pasquetta e San Marco, mentre il 1º Maggio, Festa nazionale del lavoro, è indicato come una semplice domenica non degna di particolari citazioni».

«Errori di stampa, come ci auguriamo, o il segnale di un "revisionismo storico" sicuramente poco adeguato per essere divulgato ai nostri giovani? Certo è che la Festa del popolo veneto non può assolutamente essere prevalente rispetto alle Feste nazionali sulle quali è basata la Costituzione della nostra Repubblica - continua l'amministrazione di Solesino - Proprio perché riteniamo che i nostri giovani abbiano il diritto di saperlo e di continuare a ricordarlo, siamo contrari alla divulgazione di un calendario che in questo caso sarebbe poco educativo. Invitiamo tutte le amministrazioni a rispedire il calendario alla Provincia, come farà questo Comune».
da Il Mattino di Padova - F. Segato - 04 gennaio 2010

Di seguito le foto dello scandalo: