Il Consiglio di Stato dice sì al revamping
Il Consiglio di Stato
accende il semaforo verde per il progetto di revamping degli impianti
Italcementi. Con la sentenza depositata ieri, i giudici romani danno ragione al
cementificio e ribaltano la sentenza del Tar del Veneto, che aveva congelato il
piano. Un progetto incompatibile, secondo il Tribunale amministrativo, con le
norme del Parco regionale dei Colli Euganei.
Questa interpretazione non è condivisa dal Consiglio di Stato, secondo cui l’intervento è pienamente legittimo. Strada spianata, dunque, per il maxi-progetto di ristrutturazione del cementificio, che prevede un investimento di 160 milioni di euro per realizzare un nuovo forno, una torre a cicloni alta 89 metri (in un primo tempo era stata prevista di 130 metri) e la permanenza dello stabilimento in zona per altri 28 anni.
Il Consiglio di Stato ha riformato la sentenza del Tar, dando l’ok alla compatibilità ambientale, ritenendo fondate le prospettazioni dell’Italcementi, “fatte proprie anche negli appelli adesivi dell’Ente Parco dei Colli Euganei e della Provincia di Padova”.
Nello specifico, si è affermato che:
”Poiché Italcementi non ha mai attivato progetti di dismissione del proprio impianto, il progetto ora in controversia è un reale adeguamento e non può essere inteso come “nuovo”, ma esclusivamente come modifica sostanziale, prevedendo infatti una maggiore efficienza ed un adeguamento consistente nella sostituzione di alcuni apparati tecnologici e ciò a tutta evidenza anche sotto il profilo edilizio ed urbanistico”;
…”l’area interessata rientra tra quelle prevalentemente edificate con caratteristiche originarie irreversibilmente trasformate dai processi urbanizzati e qualificata D4 – destinata ad attività produttive…”;
Addirittura il C.d.S. avalla la discutibile idea (espressa nel parere emesso il 1° dicembre 2010) della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto, secondo cui “un elemento verticale -la discussa torre di 89 metri-, il cui sviluppo si accompagna ad una qualità architettonica apprezzabile, in linea con le tendenze dell’architettura contemporanea che attribuiscono alle strutture verticali ad elevato contenuto tecnologico, (ha, n.d.r.) la funzione di riqualificare i siti nei luoghi deteriorati o caratterizzati da debolezze o marginalità di disegno”.
Questa interpretazione non è condivisa dal Consiglio di Stato, secondo cui l’intervento è pienamente legittimo. Strada spianata, dunque, per il maxi-progetto di ristrutturazione del cementificio, che prevede un investimento di 160 milioni di euro per realizzare un nuovo forno, una torre a cicloni alta 89 metri (in un primo tempo era stata prevista di 130 metri) e la permanenza dello stabilimento in zona per altri 28 anni.
Il Consiglio di Stato ha riformato la sentenza del Tar, dando l’ok alla compatibilità ambientale, ritenendo fondate le prospettazioni dell’Italcementi, “fatte proprie anche negli appelli adesivi dell’Ente Parco dei Colli Euganei e della Provincia di Padova”.
Nello specifico, si è affermato che:
”Poiché Italcementi non ha mai attivato progetti di dismissione del proprio impianto, il progetto ora in controversia è un reale adeguamento e non può essere inteso come “nuovo”, ma esclusivamente come modifica sostanziale, prevedendo infatti una maggiore efficienza ed un adeguamento consistente nella sostituzione di alcuni apparati tecnologici e ciò a tutta evidenza anche sotto il profilo edilizio ed urbanistico”;
…”l’area interessata rientra tra quelle prevalentemente edificate con caratteristiche originarie irreversibilmente trasformate dai processi urbanizzati e qualificata D4 – destinata ad attività produttive…”;
Addirittura il C.d.S. avalla la discutibile idea (espressa nel parere emesso il 1° dicembre 2010) della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto, secondo cui “un elemento verticale -la discussa torre di 89 metri-, il cui sviluppo si accompagna ad una qualità architettonica apprezzabile, in linea con le tendenze dell’architettura contemporanea che attribuiscono alle strutture verticali ad elevato contenuto tecnologico, (ha, n.d.r.) la funzione di riqualificare i siti nei luoghi deteriorati o caratterizzati da debolezze o marginalità di disegno”.
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